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Fulvio Richetto, fotografo (27 Agosto-4 Settembre 2005)

Fulvio Richetto, fotografo (27 Agosto-4 Settembre 2005)


Il trittico di mostre si conclude a fine estate, inaugurazione  sabato 27 agosto 2005 alle ore 18.00, con la presenza di Fulvio Richetto, un artista che ha scelto come mezzo espressivo la fotografia intesa non più come avvenimento documentativo della realtà ma come strumento per indagare soggetti intercorrelati di elementi quali natura, spazio, colore e luci, reinventando le immagini ed evidenziando un concetto creativo che si radica con decisione nel campo dell'astrazione.

MOSTRE -ultime mostre personali e collettive di Fulvio Richetto:
 -"Arte e Natura" (Torino) -maggio-giugno 2002
 -"Fulvio Richetto: forme allusive trame" PIace Arte Contemporanea, Cavagnolo (To), ott.-dic. 2002
 -"Size Matters", Stephen Lacey Gallery, Londra, dicembre 2002-gennaio 2003
 -"Fulvio Richetto: immagini", Aganahuei, Alba, marzo-aprile 2003
 -"Fanciulli", M.ART.IN, (Torino), maggio-giugno 2004
 -"Contemporary Tales/Ear to Wall" Parco Culturale Le Serre, Grugliasco (To), aprile-giugno 2005

FOTOGRAFIA -opera nei seguenti campi:

RICERCA -colore. Interessato alle possibilità di composizione astratta di forme, colori e tessiture utilizzando tecniche tradizioni e digitali. I suoi lavori sono presenti alla Focus Gallery, Londra; alla Stephen Lacey Gallery, Londra; alla Galleria PIace Art Contemporanea, Cavagnolo (Torino); alla Galeria Aganahuei, Alba; alla Fondazione Italiana di Fotografia, Torino.

RITRATTISTICA -colore, b/n. Fotografie pubblicate su diversi cataloghi, pubblicazioni, giornali e settimanali (tra cui La Stampa e La Repubblica).

ARTE & ARTISTI -colore, b/n. Ritratti e fotografia delle opere (pittura, scultura, installazione) per i cataloghi di molti artisti contemporanei: Carla Accardi, Salvatore Astore, Luciana Campi, Enrico Castellani, Dadamaino, Mario Davico, Sandro De Alexandris, Piero Dorazio, Piero Fogliati, Gino Gorza, Noriaki Maeda, Pino Mantovani, Paolo Minoli, Luca Pancrazi, Achille Perilli, Piero Rambaudi, Maurizio Roasio, Piero Ruggeri, Bruno Sacchetto, Marina Sasso, Ettore Spalletti, Mario Surbone, Richard Wentworth, lo studio Master Design International e per Phillip King.

URBAN LANDSCAPE -b/n. Rubrica settimanale su Torino Sette (La Stampa) di graffiti ed immagini metropolitane dal 1991 al 1995.

STUDIO:  Via Santa Giulia 80, 10124 Torino, Italia. e-mail: fulviorichetto@tiscali.it
 La mostra patrocinata dal Comune di Treville è visitabile sabato 27 e domenica 28 agosto -sabato 3 e domenica 4 settembre dalle 17.00 alle 20.00, o su appuntamento in altri giorni telefonando ai numeri 0142/497006 - 0142/487854.

Durante l'inaugurazione la flautista Manuela Santagata eseguirà un pezzo per flauto solo.

Da vicino (Domenico Papa).
Fulvio Richetto ama citare Penna quando con il poeta afferma di amare tutte le cose del mondo e di non avere con sé altro che il bianco taccuino sotto il sole.

Occorrerà dire qualcosa dell'amore e qualcosa del taccuino. Del sole, ognuno sa per sé.

Amore è qui ciò che fa volgere alle cose uno sguardo attento e partecipe. È quel sentimento d'intelligenza che porta a indugiare con piacere sulle loro forme. Sensuale si potrebbe dire se la parola non richiamasse deliqui dannunziani, ma è propriamente sensuale perché quel sentire si affida, e altrimenti non potrebbe essere, all'esercizio attivo e insieme controllato dei sensi: la vista in primo luogo, ma anche l'orecchio, per altri modi dall'artista ben affilato nell'ascolto di melodie eleganti. Non c'è beatitudine nell'abbandonare al mondo tutta l'intera la propria sensibilità:bisogna piuttosto essere vigili e  sorvegliati, avverte Richetto, consapevoli dei rischi di un coinvolgimento ottusamente passionale. Bisogna avvicinarsi alle cose, andare incontro ad esse, ma all'occorrenza sospendendo il passo nella giusta distanza: stare abbastanza vicini, ma preservando un intimo e irrinunciabile allontanamento. Si sa, per vedere bene bisogna avvicinarsi, ma la prossimità, per le cose come per le persone, è spesso un gorgo nel quale è facile perdersi. 

Ecco dunque che è lecito avvicinarsi ai soggetti nella ripresa, ma tenendo una distanza opportuna, che è proprio quella che consente di scorgere la trama delle superfici e ogni discreta sfumatura. È quella distanza che ancora lascia vedere il dettaglio minuto senza distorsioni, senza perdere, cioè, quello che l'occhio nudo potrebbe comunque cogliere, ma senza però acquistare in sovrappiù ciò che normalmente ad esso si sottrae.
È un esercizio di equilibrio: spostarsi anche d'un soffio è a volte già troppo. Non è questo, però, l'unico equilibrio sperimentato: le composizioni ritratte assemblano materiali diversi, per lo più di natura vegetale, colti e studiati nel momento adatto perché possano svelarci pienamente l'intimo disegno. Non troppo presto, non troppo tardi.
 
Ecco dunque che è lecito avvicinarsi ai soggetti nella ripresa, ma tenendo una distanza opportuna, che è proprio quella che consente di scorgere la trama delle superfici e ogni discreta sfumatura. È quella distanza che ancora lascia vedere il dettaglio minuto senza distorsioni, senza perdere, cioè, quello che l'occhio nudo potrebbe comunque cogliere, ma senza però acquistare in sovrappiù ciò che normalmente ad esso si sottrae.
 È un esercizio di equilibrio: spostarsi anche d'un soffio è a volte già troppo. Non è questo, però, l'unico equilibrio sperimentato: le composizioni ritratte assemblano materiali diversi, per lo più di natura vegetale, colti e studiati nel momento adatto perché possano svelarci pienamente l'intimo disegno. Non troppo presto, non troppo tardi.

La luce, poi, pur necessaria alle riprese, accelera le modificazioni: essicca, torce, brucia. Bisogna essere pronti. Lo scatto è così la manifestazione di un kairos, di quell'occasione propizia per mezzo della quale la figura si manifesta.

Dicevamo del taccuino. Quello di Fulvio Richetto, è la fotografia, analogica e digitale. Come il taccuino del poeta essa accompagna l'autore nelle ore della giornata ed è lo strumento con il quale egli fissa annotazioni e visioni che rivede ed esamina, contrassegnando di simili nodi l'esistenza. La ricerca delle trasparenze e delle tonalità, però, preferisce compierla sul tavolo di lavoro, all'interno di piccoli set che apparecchia per la ripresa. In una sorta di fisiologia memorativa, ritrova nei tessuti distesi le tracce della propria storia: non c'è spazio per gli effetti di un capriccio tecnologico. Semmai, più tardi, nella camera oscura elettronica il fotografo procede piuttosto ad esaltare o smorzare, a rafforzare e provare, senza che nulla di quanto già presente sia nell'essenza modificato. Lo stesso accade nel rammentare di un ricordo del quale il linguaggio, volta per volta, esalta o spegne le tonalità remote. Quella di chi indica, rammenta e racconta è la
 posizione dalla quale più autentiche appaiono le cose del mondo. È quella la posizione che permette meglio di osservarle. E di amarle.